Il 12 Dicembre 2019, nel Regno Unito ci saranno le elezioni anticipate. Secondo Boris Johnson saranno le più importanti dell’era moderna, complice anche la difficile situazione della Brexit. Ebbene il Partito Tory, capitanato proprio da Johnson ha presentato il suo programma elettorale.
Ma non solo Brexit. Tra i punti-cardine del programma infatti, ci sono sono sanità, immigrazione, emissioni di CO2 e forze dell’ordine.
Vediamo di seguito quali sono i progetti del candidato Boris Johnson.
Sta racimolando sempre più consensi e i cittadini britannici sembrano pronti ad appoggiarlo. Boris Johnson è in netto vantaggio rispetto ai propri avversari politici. Il leader di Tory ha dichiarato di voler formare una “nuova Gran Bretagna” e scatenarne tutto il suo potenziale. Attualmente Johnson ha il 47 % di preferenze, una sua vittoria confermerà l’uscita del Regno Unito dall’ UE già prima di Natale. Il processo verrà poi completato ufficialmente il 31 Gennaio 2020.
I Tory propongono di alzare le tasse solo al 5% delle persone più benestanti in UK, e di lasciare invariata l’Iva. Inoltre, il partito propone di aumentare i fondi destinati a sanità e forze dell’ordine. Si vocifera anche di un referendum-bis: dopo la Brexit infatti, si potrebbe andare a votare l’uscita della Scozia dal Regno Unito. La situazione è alquanto complicata, ma Boris Johnson e il suo partito sembrano sicuri delle loro scelte.
Innanzitutto il programma di Tory prevede 50.000 nuove assunzioni di infermiere e 20.000 nuovi agenti di polizia, entrambe grazie ai nuovi fondi che verranno stanziati. C’è spazio anche per la riduzione delle tasse e per un nuovo sistema di controllo dell’immigrazione, basato su un modello a punti attualmente già in vigore in Australia.
Inoltre, in caso di vittoria il Partito Tory ha promesso di investire settimanalmente milioni di sterline in scienza, istruzione e infrastrutture. L’obiettivo principale è raggiungere emissioni zero di CO2 entro il 2050. E tutti i punti del programma verranno raggiunti senza il bisogno di aumentare l’iva o l’imposta sul reddito dei cittadini.
Durissime le reazioni dell’opposizione al programma di Johnson. Jeremy Corbyn, leader laburista, lo ha definito un piano creato dai miliardari per i miliardari. Mette in discussione anche il raggiungimento degli obiettivi di Tory, facendo presente che Boris sta offrendo in realtà più tagli e più fallimenti.
Di tutt’altra visione anche il partito Lib-Dem, che invece preferirebbe rimanere nell’UE. L’uscita del Regno Unito dall’Europa significherebbe perdere 70 miliardi di sterline, e a farne le spese potrebbero essere proprio le scuole, gli ospedali e l’emergenza climatica.
Non ci resta che attendere il 12 Dicembre. Le votazioni sono vicine.
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